asset intangibiliNegli ultimi anni è maturata la consapevolezza che il successo delle imprese è determinato in massima parte dagli asset intangibili, risorse rappresentative del capitale umano, intellettuale, relazionale, sociale, organizzativo e simbolico di un’impresa.

Gli asset tangibili (in pratica quelli fisici e finanziari) sono in grado di generare un modesto ritorno sugli investimenti, dal momento che rappresentano forme di capitale comuni e facilmente imitabili. Soltanto risorse rare – gli asset intangibili appunto –, di valore e difficilmente imitabili, consolidate nel tempo grazie a meccanismi di apprendimento evolutivo, consentono un differenziale positivo rispetto ai concorrenti.

Asset intangibili: quali vantaggi?

Le risorse intangibili presentano queste caratteristiche e aggiungono valore agli asset materiali dell’impresa, garantendo a talune imprese periodi di profitti e di crescita straordinari, superiori alla norma, frutto di posizioni di vantaggio competitivo transitorie e di monopoli temporanei. Gli attuali scenari competitivi si sono come biforcati in due mondi, per quanto interrelati tra loro, rispondenti a regole di creazione del valore differenti: il primo basato sulla trasformazione delle risorse tangibili, il secondo sulla gestione e lo sviluppo di forme di capitale intellettuale e immateriale.

Asset intangibili: come misurarli?

Ed è proprio l’importanza crescente degli intangibili che sta portando, in questi ultimi anni, a una profonda rivisitazione delle tradizionali metodologie valutative, mediante le quali si cerca di stimare il valore d’impresa. Il valore del capitale intangibile, infatti, è fondamentalmente invisibile in bilancio e sfugge alle lenti delle analisi valutative tradizionali: questo perché risponde a regole profondamente differenti rispetto a quelle che presiedono la dinamica degli asset materiali. Non a caso negli anni scorsi la SEC (Securities Exchange Commission degli Stati Uniti) ha invitato le aziende a fornire maggiori informazioni sugli asset intangibili, dal momento che “le informazioni che occorrono non vengono fornite dai tradizionali metodi di accounting”.
Da queste considerazioni preliminari scaturisce un interessante paradosso: gli intangibili sono alla base del processo di creazione del valore e sono, allo stesso tempo, per loro sfuggevolezza e difficoltà di misurazione, forse una delle principali cause di imperfezione e distorsione dei processi valutativi. Per quanto possa ancora apparire strano, gli intangibili rappresentano un ingrediente del business che la maggior parte delle aziende non gestisce, non misura e non pubblicizza. Per contro gli analisti finanziari e gli investitori più accorti dedicano loro grande attenzione, per valutare la solidità e le prospettive di sviluppo di un’azienda.

La classificazione degli asset intangibili

Tra i diversi criteri proposti dalla dottrina per una ragionevole classificazione degli intangibili, nella pratica si è imposto il cosiddetto criterio della dominanza, secondo il quale risulta conveniente segmentare gli intangibili in un numero limitato di classi, per evitare il rischio di sovrapposizioni e di duplicazioni. In questa prospettiva, ai fini del nostro processo valutativo, una prima segmentazione degli intangibili viene generalmente limitato alle seguenti macroclassi:

  • intangibili di marketing;

  • intangibili tecnologici;

  • intangibili di conoscenza.


Il ricorso a un numero limitato di classi trova un’altra e forse più evidente giustificazione, nella verifica dello scenario reddituale, cui gli intangibili devono essere sottoposti. Secondo tale impostazione, infatti, il valore attribuito agli intangibili deve essere validato, avendo cura di verificare se l’intangibile stesso abbia l’effettiva capacità di generare adeguati flussi di risultato (in sostanza, se un intangibile non è in grado di generare reddito, non ha un valore). Va osservato che, nella pratica, la verifica dello scenario reddituale avviene generalmente complessivamente, risultando difficile garantire una corrispondenza univoca tra un determinato intangibile e il corrispondente flusso di risultato. Quando possibile il livello di dettaglio viene esploso, arrivando a valorizzare singoli intangibili specifici (ad esempio la rete di vendita, un canale distributivo o il patrimonio di relazioni), facendo comunque attenzione a evitare la sovrapposizione e la duplicazione di entità e valori.

Ma quali sono i criteri per determinare il valore degli asset intangibili?

I criteri basati sui costi si basano sull’assunto che il valore di un bene immateriale (corrispondente, come sappiamo, al valore attuale dei flussi di risultato attesi) è pari al costo che si deve sostenere per ottenere quel bene o un bene equivalente sotto il profilo dell’utilità. Gli approcci riferiti al costo sono basati sul principio di sostituzione: qualunque sia la configurazione di costo adottata, infatti, i metodi procedono alla stima del valore dell’intangibile attraverso l’accertamento del costo di un sostituto del bene in questione.
Il criterio del costo è riconducibile a tre distinte metodologie:

  • il metodo del costo storico;
  • il metodo del costo storico aggiornato;
  • il metodo del costo di riproduzione.

Vuoi saperne di più, leggi tutto l’articolo di Furio Bartoli e Giuseppe Ossoli!

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