lo studio professionale come luogo di relazioneCosa l’impresa chiede oggi al suo consulente
di Beatrice Pauselli – Estratto dell’articolo pubblicato a Luglio 2016 sul Consulente Tributario

Lo studio professionale come luogo di relazione: bastano risorse contenute per ottenere grandi risultati, perché gli strumenti educativi in questo campo sono anticonvenzionali ed esperienziali. Questo, subito in premessa, è l’elemento che deve caratterizzare uno studio professionale: volontà nel conoscere, umiltà nell’apprendere dagli altri, genialità nel copiare gli altri, quelli più bravi di noi, disponibilità e semplicità nel ritrasmettere la conoscenza ricevuta, assunzione delle responsabilità e capacità di responsabilizzare gli altri.

Il professionista che coglie in questa particolare fase storica l’occasione per essere protagonista dell’evoluzione educativa del sistema economico, contribuisce allo sviluppo della propria attività, allo sviluppo dell’impresa e al rilancio della sana educazione civica. Assume un ruolo di sviluppatore sociale e se proprio vogliamo dirla tutta, di politico. Le iniziative “politiche”, quelle cioè fatte per la polis, già esistono. Purtroppo, molti, e noi per primi, notiamo che queste iniziative si sono diffuse a macchia di leopardo, dandoci l’impressione di un qualcosa di non organizzato e di poco duraturo. Questo impegno non va però misurato sul numero di nuove imprese create nel breve periodo, ma sulla trasformazione di una mentalità che altrimenti rischia di ridurci in un popolo di impiegati senza impiego.

Al di là delle disposizioni individuali, la creazione di una nuova mentalità orientata all’imprenditorialità e all’innovazione dipende dalla possibilità di cimentarsi, di provare, di trovare connessioni. Per questo motivo è necessario un apprendimento esperienziale fatto più di progetti anticonvenzionali che di testi accademici, perché qui la conoscenza codificata è importante, ma insufficiente. L’imprenditorialità è fatta di capacità che stanno tra la conoscenza e l’arte, un’arte che dobbiamo ritornare a considerare come quella manuale, manifatturiera, di produzione. Ritornare a considerare il lavoro manuale come un’arte, come il “lavoro ben fatto” e non come una denigrazione dell’uomo.

Questa mentalità deve diventare sempre più importante anche per potenziare la propensione all’innovazione delle imprese orientate alla crescita, per sviluppare servizi evoluti nel campo pubblico e consolidare le numerose iniziative nel campo dell’economia sociale.  In questo momento storico è necessario uno sforzo collettivo in questa direzione, collegando risorse pubbliche e private per lanciare una rete di progetti finalizzati alla sperimentazione, che accendano la passione dei giovani ed offrano anche una speranza di futuro. Il sistema professionale è il supporto di questa nuova alba, non essendo un luogo di pretesa. Non si da per scontato che il proprio prodotto o servizio sia ben accetto, ma si può esser certi di ottenerne un giudizio, un giudizio costruttivo.

Lo studio di un tributarista non è una piattaforma commerciale, ma è anche un luogo che agevola l’incontro e le relazioni, al fine di privilegiare l’innovazione, quella vera, reale e sana. Questo significa non essere ricattabili, ed essere attori di un sistema competitivo, faticoso, ma affascinante. L’uomo e l’impresa crescono di fronte alla sfida, ma la sfida va cercata.….

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